Oggi la sveglia suona alle 5:30, devo sbrigarmi a fare colazione e vestirmi in tempo per raggiungere il mio amico Mimmo a Torre Annunziata alle ore 7. Riesco a rispettare i tempi perfettamente, avendo già caricato l’automobile in serata, ho dovuto solo imbarcare in macchina la fotocamera ed i vestiti per qualche giorno di relax in Salento. Ci siamo anticipati di un giorno per raggiungere Santa Caterina di Nardò dove saremo impegnati a giudicare le fotografie subacquee che saranno scattate dai partecipanti al 2° Trofeo SalentoSub 2019. Il viaggio procede spedito ed arriviamo alle 10:30 al Centro Commerciale La Mongolfiera di Taranto, con mezz’ora di anticipo sul calcolo del navigatore satellitare, dove ci incontreremo con Gianluca Romano, l’inarrestabile organizzatore del concorso fotografico salentino. Gianluca arriva puntualissimo alle 11, nell’attesa noi abbiamo approfittato per effettuare una “visita” alla toilette della struttura. Dopo i saluti, in pochi minuti siamo al punto dal quale entreremo in acqua nel Mar Piccolo. Mentre sistemiamo le attrezzature e le automobili, ci raggiunge Francesco Pacienza che, assiduo frequentatore del luogo, ha da effettuare alcune prove con uno scafandro subacqueo per smartphone, con comandi ottici completamente remotati all’esterno da una specifica applicazione che deve essere messa a dura prova prima di essere rilasciata definitivamente per la vendita.
Alle 12 siamo in acqua. Ho indossato la muta stagna per poter restare in acqua a lungo, sono previste oltre due ore d’immersione e la temperatura dell’acqua ancora non è estiva, a causa del meteo che continua ad essere poco stabile. Partiamo tutti insieme ma immediatamente ci perdiamo di vista, ogn’uno segue il suo percorso di ricerca di soggetti da fotografare che sono tantissimi. Abbiamo tutti optato per il minidome, in particolare io ho abbinato il Sigma 15 mm sulla mia Nauticam NA-D850, con i flash Ikelite DS161. Gli spirografi sono dappertutto, ma non così tanti come mi hanno raccontato gli amici. Anche i crinoidi sono praticamente spariti, mentre un tempo tapezzavano completamente le strutture immerse nell’acqua. E’ in ogni caso un gran bel vedere, ghiozzi, bavose, nudibranchi, anellidi, ascidie, spugne e granchi. Mentre sono intento a guardare alla base dei gambi degli spirografi in cerca di cavallucci marini, vengo “catturato” dal colore arancio di un verme piatto Yungia aurantiaca …. solo un attimo dopo metto a fuoco la situazione eccezionale, che solo il Mar Piccolo di Taranto può regalare … il verme piatto è salito sul corpo di un ippocampo maschio con la tasca piena dei suoi piccoli. Le prime foto non sono ottimali perchè scattate dal punto di ripresa sbagliato, giro intorno al soggetto e mi posiziono nel punto adatto ma ho difficoltà ad infilarmi tra gli spirografi senza farli chiudere. Intanto il verme arancione passeggia sul pesce che inizia a fissarmi dritto negli occhi. Scatto una sequenza d’immagini avvicinandomi sempre più, peccato che proprio nel momento in cui ho raggiunto la posizione ottimale e “definito” l’inquadratura desiderata, il verme è andato ormai via dal corpo del cavalluccio e scivola lungo il tubo allontanandosi dalla scena. Il cuore mi è salito in gola, è stata una grande emozione poter ammirare una tale situazione insolita, confermando così la peculiarità di questo sito d’immersione dove Francesco aveva immortalato una Cromodoris luteorosea (oggi abbondantissime) passeggiare su un cavalluccio marino. Ne vedo almeno altri 5, delle due diverse specie, sia maschi con il “pancione” che femmine, ma tutti dal colore bruno scuro. Nonostante le 100 Bar residue nel monobombola 15 litri risaliamo dopo oltre 120 minuti, soddisfatti e stanchi, con un leggero mal di schiena causato dalla posizione inarcata verso la superficie. Risaliamo incredibilmente tutti insieme, ritrovandoci a ridosso del pontile di cemento. Questo luogo è magico e pieno di sorprese ed avrebbe “meritato” un secondo tuffo con una configurazione macrofotografica, ma è anche ricco di … rifiuti antropici di ogni genere, plastici e non, con il fondale completamente coperto da vecchie reti di plastica che si usano per contenere i famosissimi mitili tarantini. Sistemiamo tutte le attrezzature e ci mettiamo in viaggio per Santa Caterina di Nardò con Gianluca che ci fà da guida attraverso le stradine interne per “tagliare” gran parte del percorso, mentre Francesco se ne torna a casa. Pranziamo mentre siamo in auto con i panini portati da casa e dopo 90 minuti arriviamo a destinazione. Raggiungiamo il Diving Costa del Sud, dove campeggia un enorme poster pubblicitario dell’evento, scarichiamo le attrezzature e ci fermiamo a prendere un caffè al bar del porto e per incontrare i nostri amici pugliesi. Verso sera ci sistemiamo nelle camere ed andiamo a cena in un locale lì vicino dove non può mancare un bel boccale di birra! Domattina si va ancora in acqua a vedere il relitto dell’aereo Junker 88.