Il meteo è favorevole da alcuni giorni, ma per ben due volte, causa impegni familiari, non mi è stato possibile andare in acqua. L’esperienza mi dice comunque che il bel tempo in inverno dura poco e bisogna approfittarne; il rischio è quello di dover attendere intere settimane prima di ritornare in mare.
Oggi ho montato i nuovi bracci galleggianti Nauticam e la prolunga per utilizzare il mio nuovo l’obiettivo zoom Nikon 16-35 mm, già usato questa estate quando mi fu prestato da Gianluigi Di Maio. Scendo al porticciolo alle ore 18:30 e qui incontro il mio amico d’infanzia Antonio Ferola, venuto a pescare i calamari dalla scogliera. Mi aiuta nella vestizione e poi torna a controllare le sue canne. Una volta pronto scendo in acqua all’interno della scogliera dove l’acqua è limpidissima, appena fuori del porto invece, l’acqua è notevolmente più sporca, anche a causa dello sversamento di terreno e materiali di risulta edili, fatto all’imbrunire da alcuni operai che stanno ristrutturando una casa con discesa a mare.
La serata è particolarmente infruttuosa, lungo il pendio fangoso e fino alla parete rocciosa non incontro nulla d’interesse, solo tanta, ma sottolineo tanta spazzatura: stivali, nasse, bottiglie di vetro e plastica, lattine, copertoni, frammenti di imbarcazioni in vetroresina e tanto altro, troppo per i miei occhi. Recupero un paio di occhialini da nuoto mettendoli nella tasca della muta stagna, altro materiale non è recuperabile a causa degli ingombri. Rientro a terra dopo circa 90 minuti, senza nessun sussulto, come invece a volte accade nelle serate più “buie”. Incontro solo una donzella pavonina addormentata nella sua “casa” fatta da una Pinna nobilis defunta, già osservata in altre notturne. Qui mi torna particolarmente utile la possibilità di zoomare per poter inquadrare solo la conchiglia con dentro il colorato pesciolino.
Quando risalgo, il mio amico Antonio mi viene incontro, aiutandomi a portare le pinne e la fotocamera, infine nella svestizione. Immancabile quindi anche il selfie dopo l’immersione, oltre a quello scattato prima. Me ne torno a casa per la doccia e la cena; alle 21 sono a stendere il “bucato” sul balconcino del mio studio. Nonostante la serata non esaltante sono pienamente soddisfatto ed appagato dalla dose di azoto assorbita nel sangue, ma anche dall’aver provato la nuova attrezzatura, il cui assetto in acqua è perfetto, con una lievissima negatività che è quella che prediligo. Sono queste le serate che ti invogliano a tornare presto in immersione, magari provando a cambiare orari e luoghi, anche se inizio ad essere preoccupato per l’impoverimento progressivo ed inesorabile che sta colpendo il nostro mare a causa dell’inquinamento e del riscaldamento globale.