Marco Gargiulo

Balena spiaggiata al Porto di Sorrento

Giovedì pomeriggio verso le 17:30 ricevo la telefonata del mio amico veterinario dott. Paolo Ardizio che mi invia un video girato nel primo pomeriggio in cui si vede una balen in difficoltà all’interno del Porto di Marina Piccola di Sorrento.
Prendo lo scooter e mi precipito al porto per capire se c’è possibilità di un suo intervento per salvarla. Quando arrivo sul posto ma non c’è più nulla, il Comandante della Guardia Costiera mi segnala che il cetaceo è stato visto rilasciare un ultimo respiro per poi sparire nel buio.  Dai colloqui con il militare capisco che ci sarebbe stato il margine per potermi immergere, se fossi andato a casa a prendere tutto l’occorrente, ma la sopraggiunta oscurità e l’incertezza della presenza dell’animale, mi ha fatto desistere immediatamente dal pensare di farlo. Sarebbe stato complesso cercare il cetaceo all’interno dello specchio d’acqua al buio e senza nessun riferimento presente sul fondo. Mi trattengo un poco sul posto ma poi rientro a casa e resto in attesa di notizie dal mio amico veterinario che è in contatto con le autorità preposte.

Nella serata del sabato, abbiamo la conferma che il cetaceo non è riuscito a salvarsi, il suo enorme corpo, risale a galla per effetto della produzione dei gas da decomposizione presenti al suo interno. La balenottera viene messa in sicurezza e legata per la coda alla banchina ma crea problemi alle operazioni portuali e dovrà essere spostata. Provvedo ad avvisare il mio amico Paolo, mi avverte che l’indomani sarebbe venuto da vicino per effettuare i rilievi del caso, insieme ai componenti dell’Istituto Zooprofilattico del Mezzogiorno e gli uomini della Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli. 

Stamattina sono così sceso al porto, armato della mia fotocamera subacquea Nauticam NA-D850, equipaggiata con il Superdome ed il Sigma 15mm,  per provare a scattare qualche foto all’esemplare galleggiante sulla superficie, con la speranza anche di poter salire su una barca per scattare le foto da mare, semplicemente sporgendomi dalla murata dell’imbarcazione, senza entrare in acqua. 

Alle 9 incontro il mio amico veterinario che non vedevo da qualche anno; è giunto sul posto per il rilievo insieme alla Guardia Costiera, mentre la Protezione Civile ha transennato l’area. E’ intervenuta anche la delegazione di MareVivo sez. Penisola Sorrentina, l’Asl Napoli 3 Sud, l’A.M.P. Punta Campanella, il Comune di Sorrento, qualche fotografo e giornalisti.
Inizia così un lungo conciliabolo sul da farsi; è evidente la necessità di spostare l’animale di oltre 20 metri e 70 tonnellate in luogo più riservato,  lontano dal passaggio dei passeggeri dei traghetti per Capri, ma anche capire come passare alle fasi successive, cioè la mobilizzazione verso un’area di cantiere dove reperire uno scivolo per tirarla su, per poi procedere alla macellazione in situ in sicurezza, non essendo possibile portarla intera all’inceneritore.

Contemporaneamente si prova a contattare le strutture interessate alla conservazione ai fini museali dello scheletro, si fa largo l’ipotesi da parte di MareVivo sez. Campania di farsi carico delle spese da sostenere per consentire all’unità d’intervento del Cetacean strandings Emergency Response Team (CERT) dell’Università degli studi di Padova,  di trattare lo scheletro per conservarlo.

L’esemplare è una femmina, se dovesse esserne confermata la lunghezza stimata ieri dall’Istituto Zooprofilattico del Mezzogiorno, cioè 23,50 metri, potrebbe risultare la più grande balenottera comune mai trovata nel Mediterraneo. 

Chiedo insistentemente ai presenti di poter reperire una barchetta per fare qualche foto da mare al cetaceo, ma non mi è possibile. Anche quando sopraggiunge il mio amico Michele O’ Puledrone con la sua imbarcazione, chiamato per spostare l’animale dalla banchina, chiedo alle autorità portuali di poter salire a bordo, ma mi viene impedito perché le operazioni sono delicate.

Attendo pazientemente lo spostamento ed inizio a scattare qualche foto a pelo d’acqua dalla banchina e poi dal pontile galleggiante dove verrà ormeggiata. Finalmente, quando sono concluse le manovre di mobilizzazione, riesco a salire sulla barca di Michele per farmi portare vicino alla balenottera per fotografarla.

Inizio a sporgermi fuori bordo e mi faccio mantenere le gambe per non cadere in acqua mentre sono intento a scattare a pelo d’acqua  con lo scafandro Nauticam tra le mani.
Michele asseconda le mie richieste con le manovre della sua barca. Esce del liquido scuro dalla bocca che peggiora la visibilità ma la scena è eccezionale  nella sua crudeltà.
Sono concentrato e scatto a raffica, ho poco tempo a disposizione  e non posso controllare l’inquadratura.
Devo fidarmi solo dell’istinto. Guardo ogni tanto il display e correggo esposizione ed provo a fare lo stesso per l’inquadratura. Non saprei quantificare il tempo che ho trascorso a fotografare, immagino una quindicina di minuti, il momento di smettere viene sancito dal dolore al costato che inizio a provare a causa della scomoda posizione. 

Torno così sul pontile galleggiante, saluto e ringrazio tutti e corro a casa a sciacquare l’attrezzatura fotografica. Mangio qualcosa e subito dopo inizio a  sistemare le foto, in modo da poterle fornire alle varie autorità intervenute … che alla fine me le hanno richieste! 

Queste immagini sono il risultato della voglia di non desistere nel perseguire l’obiettivo d’immortalare un evento che entrerà a far parte della storia di questi luoghi, al pari della leggenda del nostro Patrono Sant’Antonino e della balena.

Ecco il reportage fotografico delle operazioni, ringrazio anche gli amici che mi hanno inviato le foto del backstage.

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