Dopo giorni di freddo intenso, oggi è iniziata una giornata magnifica, soleggiata e con una temperatura dell’aria di 16°C che induce a spogliarsi degli abiti pesanti invernali. In realtà, nonostante il cielo sereno, nella mia mente si affollano nuvole che tardano a diradarsi … Non conoscendo metodo alternativo per dissiparle … metto in atto il piano di “escape” preimpostato nel mio cervello!
Torno a casa e stacco le batterie messe in mattinata a ricaricare, chiudo la fotocamera senza cambiare nulla dell’assetto fotografico dall’ultima immersione e mi preparo ad uscire. Invio un messaggino al mio amico Antonio e concludo le ultime operazioni lavorative al termine della giornata.
Vado al garage e carico l’automobile, alle 18:30 sono a Marina Grande dove il mio amico è già impegnato a pescare. Sistemo l’auto ed inizio a vestirmi, la temperatura adesso è 10°C e mi accorgo di aver perso il guanto sinistro, forse a casa o in garage. Poco male, ne faremo a meno. Quando entro in mare c’è di nuovo una bassissima marea che mi costringe ad effettuare un tragitto più lungo con le bombole sulle spalle prima di riuscire a galleggiare.
L’acqua è sporca dentro il porticciolo ed anche al di fuori. Sulla scogliera ci sono alcuni pescatori con le canne, per non disturbarli, me ne vado immediatamente in profondità dirigendomi sul lato destro, in modo da non intercettare le esche che sono in acqua. Sul substrato trovo una bella stella cuscinetto, poco più avanti, la sagoma inconfondibile di uno Zeus faber. Sembra lo stesso esemplare dell’altra sera, o almeno le dimensioni sembrano simili. Questa volta il pesce ha appena mangiato ed è “appesantito” dal pasto, il che lo rende un poco più tranquillo rispetto alla sera precedente. Incredibilmente però mi viene incontro all’obiettivo, avvicinandosi anche troppo. L’obiettivo 60 mm anche questa volta non è adattissimo, provo ad effettuare degli scatti ad lunga esposizione ma il soggetto troppo grande non mi aiuta nella realizzazione. Me lo perdo nel fango sollevato per girargli intorno e proseguo ancora per un po’ in profondità, fino a raggiungere la base di una boa. Lungo la gomena che risale verso la superficie c’è una brandello di rete che continua a pescare. Tra le sue maglie infatti c’è un sarago maggiore ormai morto, in iniziale stato di decomposizione. E’ un’immagine di una tristezza infinita, vedere svanire la vita di un pesce inutilmente, senza essere recuperato per essere consumato.
Recupero una maschera abbandonata sul fondo ed inizio la risalita. Sorvolo un pesce serpente, incontro un anellide polichete e poi un grosso paguro con le attinie. Effettuo un percorso diretto verso il punto dove è in pesca il mio amico Antonio, qui trovo una seppia che è circondata da decine di misidiacei. Guardo verso l’alto e vedo la luce esterna e capisco di essere nel posto giusto per poter cercare qualche esca artificiale e recuperarla. Ne trovo una diversa dalle altre, praticamente nuova e dal colore cangiante, lo metto nella tasca della muta prestando attenzione a non forarla ed inizio il rientro a basso fondale. Mi diverto a scattare foto a qualche scorfanetto, ad un tordo addormentato tra le alghe, ad uno scorfano rosso e poi a paguri e granchi sempre abbondanti sulle rocce della scogliera. All’interno del porticciolo invece, ritrovo forse la polpessa dell’altro giorno. La seguo mentre si sposta sulla sabbia in cerca di un nascondiglio.
Termino l’immersione con la mano sinistra ghiacciata e con Antonio che si è distratto e non mi è venuto incontro! Esco dall’acqua e lo richiamo all’ordine … era intento a recuperare un calamaro che ahimè gli è sfuggito. Mi assiste nelle operazioni di vestizione mentre sopraggiunge anche il mio amico Salvatore, un pescatore della marina. Approfittiamo così per fare il nostro autoscatto rituale, coinvolgendo anche lui. Tiro fuori dalla tasca l’artificiale ed Antonio subito lo riconosce! E’ quello acquistato dal nostro comune amico d’Infanzia Roberto che da qualche settimana non è a Sorrento causa lavoro e nell’ultima serata di pesca trascorsa aveva perso l’attrezzo acquistato in oriente durante il suo ultimo viaggio di lavoro. Antonio subito prende il telefonino e scatta una foto da inviare con un messaggio a Roberto, io nel frattempo sono pronto per rientrare a casa.
Sono le 21 e devo sbrigarmi, ho da sistemare l’attrezzatura ed andare a guardare la puntata di Masterchef insieme alla mia family. Ovviamente, mi è venuta una gran fame e concludo la cena con le ottime brioches con gocce di cioccolato, preparate da mia figlia Lorenza.
Sono soddisfatto e felice, il metodo “nuvolo-diradante” è collaudato e sempre efficace, ma la cosa più interessante è che ciò crea anche una “dipendenza” che non ho nessuna intenzione di combattere! Buonanotte!