La temperatura dell’aria alle 8 di mattina è freddissima, il display dello scooter segna 10°C ma c’è un bel sole. Passo per il garage e prendo la muta stagna in neoprene e mi dirigo a Massa Lubrense . Lungo il tragitto verso Marina della Lobra si apprezza ancora il vento freddo che soffia da giorni, ma finalmente l’intensità è scemata. Arrivo al diving ed Andrea mi viene incontro e si prende cura della mia attrezzatura. Vado a parcheggiare ma quando ritorno al Punta Campanella Diving Center non c’è nessuno! Inizio a guardarmi intorno, in ogni angolo del diving ma dello staff non c’è traccia. Ipotizzo così uno scherzo ed indugio per capire da dove verranno fuori! Mi sovviene un dubbio … mica saranno andati al bar senza di me? M’incammino e sento le loro voci arrivare dal bancone … “Weeeeee, ma non mi avete aspettato? Mascalzoni!” …
Sono di buon umore perché torno in mare dopo settimane, così approfitto per prendere un altro caffè e offrire la colazione ai miei amici. Mentre ci prepariamo, arrivano anche Antonella e Nicola dell’associazione Jacques Cousteau.
Alle 9:30 partiamo su Marangone con direzione Scoglio del Vervece. Anche Gianluigi e Fabio sono equipaggiati con la fotocamera, mentre Andrea accompagna in acqua i due clienti americani.
Arrivati sul posto si vede subito che l’acqua è torbida. Mi vesto e mi tuffo con Fabio, appena entrato in acqua chiedo a Lisa di passarmi qualche piombo ma non le do il tempo di darlo che mi immergo per seguire Fabio. C’è corrente superficiale e scendo con difficoltà nei primi metri. Raggiungo Fabio sul fondo e raggiungiamo le gorgonie rosse, mentre Gianluigi si dirige nel blu in cerca di incontri interessanti. E’ fortunato perché incontra un folto banco di ricciole e due aquile di mare.
Durante la prima parte dell’immersione incontro un grosso scorfano, poi un trio “cernia-musdea-murena” tutti fuori tana, ma non riesco a scattare in tempo. Inizio ad avvertire che il mio assetto sta cambiando rapidamente, so di essere troppo “positivo” a causa dell’errata pesata, mi mancano almeno 3,5 kg della piastra di acciaio che abitualmente monto sulla bombola quando uso la stagna!
Proseguo il mio giro ma ormai l’incombenza è l’assetto. Non sono più in grado di fotografare, sulla parete trovo un grande vermocane, poi finalmente incontro di nuovo Fabio che mi passa 2 kg dalla sua cintura. Termino i 7 minuti di decompressione e subito dopo risalgo in superficie, mentre un barracuda “piantatosi” immobile davanti ai miei occhi, mi guarda consapevole di non poter essere disturbato dal sottoscritto, impegnato a controllare l’assetto negli ultimi cruciali metri della risalita.
Tornati sul gommone, ce ne andiamo subito al diving; i miei amici usciranno in mare per un secondo tuffo, io invece lavo tutto e riporto a casa la muta umida che deve essere riposta in garage, mentre lascio quella stagna qui, con la speranza di poter tornare in acqua domattina con i miei amici Mimmo e Rosario.
Sistemo la mia attrezzatura con grande calma, alle 12 però sono sullo scooter per tornare a casa. Smonto la fotocamera e mi metto a guardare foto in attesa dell’uscita da scuola di mia figlia Lidia alle 13:30. Dopo pranzo ho una serie di servizi in sospeso da completare, in particolare alle 15:30 vado con mio fratello Arturo e mio nipote Enrico a disarmare barca al porto che ormai necessita del rimessaggio invernale.