Marco Gargiulo

#75 Scoglio Vervece con Arturo e Fabio

Dopo una mezz’ora di riposo ed aver sostituito le bombole vuote con quelle cariche, salutato gli amici Nino e Pino che tornano a casa, alle 12 siamo di nuovo pronti per la nostra seconda immersione.  Ritorniamo in acqua e con me ed Arturo ci sono di nuovo Marco e Valentina insieme ad una coppia di clienti stranieri.

Ormeggiamo alla boa dello Scoglio Vervece dopo qualche minuto di navigazione dal porto. Qui l’acqua è più sporca rispetto allo Scoglio Penna dove siamo stati in precedenza. Scendiamo insieme a Fabio sulla catena e andiamo in direzione delle gorgonie rosse senza raggiungerle, per non andare troppo in profondità, trattandosi di una immersione ripetuta.

Subito incontro un grande scorfano rosso che dopo qualche scatto si sposta in cerca di un luogo più tranquillo. Recupero una bottiglia di birra che consegno a Fabio e proseguo il mio giro dello scoglio in senso antiorario. Incontro un secondo esemplare di Scorpaena scrofa e non sarà l’ultimo …

Conduco mio fratello Arturo fino all’ammasso di scogli dove usualmente c’è una musdea Phycis phycis che anche questa volta è presente, ma è sul lato anteriore e non in quello posteriore dove la trovo abitualmente. Con lei c’è anche una piccola cernia bruna. Il pesce si sposta continuamente tra i due lati del masso prima di nascondersi definitivamente. Poco prima ci siamo imbattuti in un enorme maschio di Epinephelus marginatus che si è infilato nella sua tana.

Arriviamo sulla parete rocciosa verticale esposta a sud dove ci sono le margherite di mare. Fabio si offre per fare da modello, poi raggiungiamo lo scoglio rotondo dove vedo una bella corvina Sciena umbra, ma non posso seguirla perché ho un attimo di défaillance con l’orecchio sinistro e momentaneamente non riesco a compensare le orecchie. Quando riesco ad effettuare la manovra è troppo tardi, il pesce è molto lontano ormai. Ci sono tante altre piccole cernie in giro. Incontro altri due scorfani mentre nella colonna d’acqua si vedono le alici con i tonnetti che sfrecciano intorno allo scoglio per provare a cibarsene.

Mi fermo un attimo alla Madonnina (pulita di recente è fotograficamente meno interessante, a mio avviso) e proseguo fino al buco con le margherite di mare. Qui c’è una stella marina spinosa Marthasterias glacialis e quando mi avvicino mi accorgo che è senza un braccio, separato dal resto dell’animale. Torno indietro verso la boa di ormeggio perché ho accumulato altri 6 minuti di decompressione. Ci sono alcune cernie che amoreggiano e si distinguono i maschi e le femmine.

Mentre sono in prossimità della parete a desaturarmi, mostro a Fabio un esemplare di Hermodice carunculata e lui prende i riferimenti di profondità per inserire il record nel database del “Monitoraggio Vermocane”. E’ ora di risalire, non mi perdo però il selfie con Valentina e Marco, che è alle prese con la maschera di scorta che continua ad appannarsi.

Ahimè sul fondo ci sono ancora delle grate metalliche finite in mare alcuni anni addietro e che non sono state ancora rimosse in occasione della pulizia della statua.

Torniamo a terra e al diving c’è uno strano olezzo. In superficie è comparsa una testa di tonno in avanzato stato di decomposizione che galleggia nello specchio d’acqua del porto, ecco spiegato il perché dell’anomala presenza odierna di tante mosche e del cattivo odore percepito. 

Aspetto che Arturo sia pronto con la sua attrezzatura dopo il lavaggio effettuato e andiamo via dalla Marina della Lobra alle 14. Torniamo a casa soddisfatti per la bella giornata trascorsa insieme, il pranzo è già sulla tavola e subito dopo vado direttamente sul letto a riposare. Stasera è in programma una “mega” riunione familiare; un cugino americano di mia moglie è tornato nella terra natale dopo sessant’anni e per l’occasione sono arrivati anche i suoi parenti dalla Spagna, da Pisa, Roma e Napoli per accoglierlo in famiglia.

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