Il sabato viene trascorso a casa a sistemare l’acquario ed assistere mia moglie che è influenzata, ieri sera ho desistito per lei, non per il freddo pungente. Anche oggi c’è un bel sole ma il vento è girato verso Nord e fa molto freddo anche se le condizioni sembrano accettabili. Solo alle 18 decido di muovermi ed inizio a prepararmi, non ho fretta. Chiudo lo scafandro, indosso il sottomuta e scendo all’auto per andare in garage. Prendo la muta stagna Santi, il Gav, gli erogatori, le pinne e la zavorra e scendo a Marina Grande di Sorrento. La temperatura è molto fredda, 8°C, ma non mi lascio intimorire, sott’acqua sarà sicuramente più calda. Parcheggio l’auto e vado a guardare il mare, c’è un po’ di onda causata dal vento da Nord, ma nulla di preoccupante, c’è anche una marea molto bassa che mi costringe ad un lungo percorso prima di entrare in acqua alle 19.
La visibilità all’interno del porticciolo è eccellente, dall’alto vedo una lattina di birra appena gettata in mare, la recupererò al ritorno. Appena esco fuori dalla scogliera la visibilità peggiora sensibilmente. Subito incontro un grande tordo verde sotto uno scoglio, poi uno scorfanetto su uno stivale. Scendo nel canalone generato dallo scavo per tubatura “Terna” ma in questo caso manca … l’elettricità! Una piccola torpedine è stata gettata in mare quale scarto della pesca.
Alzo gli occhi e mi vedo osservare da un grosso calamaro attirato dalle mie luci stazionarie per qualche minuto. Non riesco ahimè a fotografarlo, è troppo lontano. Anche qui c’è una lattina di birra appena consumata, ma pensando alla prosecuzione dell’immersione non penso a recuperarla, l’inciviltà regna sovrana. A poca distanza su una lamina di plastica c’è una piccola Alicia mirabilis e mi fermo a fotografarla. Succede tutto nei primi minuti dell’immersione. Proseguo e sono ormai a oltre trenta metri di profondità, in una nassa abbandonata c’è una grossa murena. Scatto prima un paio di foto, poi tiro fuori dal fodero il coltello ed inizio a tagliare la nassa, con il pesce che si dibatte al suo interno, non potendo conoscere le mie intenzioni. Riesco ad aprire un varco e la murena riesce a scappare via velocemente, non mi resta che fotografare solo la nassa tagliata.
Inizio la risalita perché ho già consumato la metà dell’aria della bombola e sono passati solo 20 minuti. Nel guadagnare una batimetria più idonea, incontro una polpessa ma scopro anche qualche rifiuto che non conoscevo: una grossa batteria ormai completamente colonizzata dalle spugne giace sul fondo fangoso. Un piccolo polpo si si allontana dalle mie lampade mentre recupero una maschera rotta, un accendino e la prima lattina che accartoccio per metterla nella tasca della muta insieme alla maschera per portarla a casa.
Quando risalgo sono le 20 e passa a salutarmi il mio amico Salvatore con il suo cane. Sistemo le mie cose e dopo aver avvisato casa, risalgo per andare a lavare accuratamente il tutto. La temperatura dell’aria e davvero fredda adesso, la differenza termica tra la fotocamera e l’acqua calda dove l’ho immersa per qualche minuto per lavarla a contatto con l’aria gelida genera un alone all’interno dello scafandro, ma nulla di strano, lo shock termico era previsto.
Dopo la quarta immersione, adesso è il caso di scaricare i flash anche se sono a metà della loro carica …. i Scubalamp SUPE D-Pro sono una vera bomba! Anche stasera mi sono divertito, mi sarebbe piaciuto andare in acqua di giorno con gli amici che stamattina si sono immersi, ma anche se mi avessero contattato non avrei potuto.