Finalmente la settimana lavorativa volge al termine; è stata come al solito molto impegnativa ed anche con un percorso ad handicap, ma finalmente arriva il momento di fermarsi e rilassarsi un poco. Mentre mi dirigo verso Sorrento ho modo di ammirare il mare calmo piatto ed il cielo limpido, con la temperatura che a tratti ha sfiorato i 20°C.
Rientro a casa e mi dedico ad installare finalmente la lampada UV nell’acquario che da più di una settimana avevo acquistato e mi metto in attesa che calino le tenebre. Ormai il sole tramonta sempre più tardi e le attività sono posticipate di almeno un’ora. Ho così tutto il tempo di preparare la fotocamera, non ho fretta e l’esperienza mi ricorda che è sempre meglio attendere qualche ora dopo il calar del sole. L’assetto fotografico resta sempre lo stesso, unica aggiunta la doppia lampada montata in parallelo ai flash Scubalamp SUPE D-Pro per assicurarmi di poter fotografare anche se non dovesse funzionare la fibra ottica.
Mi muovo solo dopo le 19, accompagno mia figlia a danza e poi vado in garage a prendere l’attrezzatura e le bombole. Raggiungo il porticciolo e parcheggio l’auto vicino al Punta Campanella Diving Sorrento, la serata è bellissima, l’acqua è ferma all’interno dello specchio d’acqua racchiuso dalle scogliere. Mentre mi vesto si avvicina una coppia di turisti provenienti dal Belgio, Angelo e Jeanette, scambio qualche chiacchiera e alla fine, dopo una quindicina di minuti, scatto anche un selfie con loro e fanno lo stesso con me.
Scendo in acqua e vado a cercare il gattuccio morto ma non loro ritrovo, così inizio la discesa verso il fondo. Recupero subito un guanto in lattice, poi anche la maschera che la volta scorsa non ero riuscito a raccogliere. Subito incontro una polpessa, poi raggiungo l’alcionario bianco e più a fondo trovo un bel capone ubriaco. Scopro altri rifiuti sul fondo ed una seconda polpessa che si nasconde momentaneamente in uno pneumatico. Raggiungo poi la rete impigliata alla boa e lì c’è uno spirografo cresciuto in una nassa abbandonata.
incontro una piccola seppia, poi un serpente di mare ma all’improvviso arriva la sorpresa! Su una radura sabbiosa ci sono ben cinque pesci civetta!
Inizialmente non so decidermi su quale fotografare ma poi individuo il più grande ed inizio a scattare. Sollevo ovviamente una nuvola di fango mentre mi muovo e vado in cerca anche degli altri pesci che nel frattempo si sono sparpagliati. Resto con loro per alcuni minuti e mi diverto anche a realizzare qualche scatto con effetto mosso. C’è anche un altro capone ubriaco, ancora più grande del primo ma fugge via subito.
L’aria della bombola non è tanta e ho anche da scaricare la decompressione accumulata, torno indietro soddisfatto ma pronto a cogliere ogni altra occasione di una serata particolarmente “calda”. Incontro un bel cerianto verde poi due nasse con dentro tre murene.
C’è un’altra polpessa che si ripara in una ruota di bicicletta, ormai completamente incrostata dalle alghe rosse. Raccolgo due artificiali da pesca e un tubetto di plastica che metto nella tasca della muta stagna. Un piccolissimo polpo fa capolino dal collo di una bottiglia, usando un sasso per chiudere la “porta”.
Ho oltre 7 minuti di decompressione da smaltire così rientro a basso fondale a ridosso della scogliera, tra le fronde dell’alga rossa Asparagopsis taxifolia vedo l’enorme coda di un tordo Labrus viridis dal bellissimo colore rosso ma non riesco a fotografare l’animale per intero perché sparisce dietro un enorme masso.
Rientro all’interno del porto e provo di nuovo a cercare il pesce cartilagineo morto, ma il maltempo dei giorni scorsi deve averlo fatto spostare più a fondo. Sono però fortunato, ritrovo l’Alicia mirabilis vista già in questo punto e vicino c’è un vecchio pallone scolorito, ha perso il suo originario colore arancione ed è ormai colonizzato da serpulidi. L’anemone inizia a richiudersi e voglio sfruttare l’occasione per qualche scatto in doppia esposizione, così sposto il pallone e inizio a scattare finché non si chiude completamente.
Rientro a terra alle 21. Mi rivesto lentamente dopo aver sistemato tutto in auto. Risalgo a casa ed inizio a lavare la fotocamera, la lascio a bagno nell’acqua dolce e vado a cenare, la serata movimentata mi ha “acceso” una discreta fame. Al ritorno provvedo a lavare anche tutto il resto dell’attrezzatura che poi metto ad asciugare. Apro lo scafandro e scarico le foto al computer, non mi resta che guardare il risultato fotografico della bella serata!