Il mare finalmente si è calmato grazie al vento da Sud che è ritornato a soffiare intenso da ieri. Le onde dei giorni scorsi e la pioggia sicuramente hanno reso torbida l’acqua, ma nel weekend le condizioni sono nuovamente in peggioramento e bisogna approfittare delle poche occasioni che capitano durante l’inverno. E’ anche l’occasione per portare sott’acqua il nuovo oblò minidome Isotta da 4,5″ appositamente progettato per l’attacco Nauticam. Questo nuovo accessorio mi consentirà di avvicinarmi ancor di più ai soggetti con il Nikon 8-15 mm ed ottenere un rapporto d’ingrandimento ancora superiore rispetto a quello Saga Dive usato finora.
Il mio amico Antonio Ferola mi manda un video in diretta dalla Marina Grande, è già in postazione di pesca sul solito muretto e resta lì fino al calar del sole ad insidiare i calamari e mi raccomanda di recuperargli alcuni artificiali persi sott’acqua da poco. Non penso di incrociarlo perché mi trattengo a casa in attesa che le tenebre prendano possesso del borgo e del suo specchio d’acqua mentre lui risale a casa per guardare la partita di calcio del Napoli.
Alle 19 accompagno mia figlia a danza ma poi mi distraggo e vado direttamente verso il porto, mi accorgo in tempo di non essere passato per il garage a prendere l’attrezzatura, faccio inversione di marcia e vado a prendere tutto l’occorrente. Raggiungo il borgo marinaro e c’è un gran fermento con i ristoranti aperti ed un discreto numero di turisti.
Riesco a parcheggiare sullo scivolo di alaggio ma poi vado ad affacciarmi come di consueto al muretto. Torno indietro ed inizio a prepararmi. Si avvicina una coppia di fotografi di Napoli, Roberto e Sara e si trattengono a chiacchierare con me mentre mi vesto. Li saluto appena sono pronto ed entro nell’acqua “ferma” del porto.
La visibilità come previsto non è ottimale ma nulla di preoccupante. Inizio la mia discesa e sono intenzionato a seguire il percorso delle ultime immersioni, ma poi l’istinto mi chiama ad un cambio di programma e vado dall’altro lato. Ritrovo un pallone, una grossa batteria ed una stella spinosa, raggiungo anche l’elica abbandonata e ritrovo la casa di rifiuti di un polpo che ho fotografato tempo fa. Lui non c’è ma lo ritrovo poco più in là. Sul pendio fangoso poi c’è un alcionario cresciuto su un tubo di plastica ed una vecchia scopa.
In giro non c’è grande presenza ittica, qualche triglia e alcune menole, ma poco altro fin quando, dietro ad una cima aggrovigliata c’è lui! Il re del mio mare! Un piccolo esemplare di Zeus faber adagiato in prossimità del fondo, probabilmente in fase di riposo dopo un pasto. Il suo ventre infatti lascia chiaramente capire che la serata è stata proficua per lui … ma anche per me!
Mi avvicino al pesce San Pietro ed inizio a scattare, la sua colorazione inizialmente è molto scura ma poi inesorabilmente inizia a schiarirsi in seguito ai miei scatti. Lo seguo per un poco anche quando si solleva nella colonna d’acqua per allontanarsi e approfitto per provare al meglio il nuovo oblò Isotecnic. Il computer segnala alcuni minuti di decompressione, così lo saluto con un selfie e lo lascio andare.
Inizio la risalita e c’è un piccolo polpo in una bottiglia, poi trovo il soggetto adatto per effettuare delle ulteriori prove. Un grosso paguro è ideale per fotografarlo a contatto dell’oblò, la difficoltà è però quella di riuscire ad illuminarlo per bene. Sono ormai sotto la scogliera e mi accorgo che ci sono dei pescatori in superficie, si vedono le loro esche sul fondo così mi allontano per non disturbarli. Trovo un pesce serpente, poi una enorme stella spinosa. Trovo anche un secondo pesce serpente più piccolo ma anche lui come il primo subito si ritrae nel sedimento. Un altro polpo ha catturato qualche preda per cena, la custodisce tra le braccia e si allontana. Solo quando guardo meglio al computer mi accorgo che ha catturato un altro piccolo polpo, probabilmente un Macrotritopus defilippi riconoscibile dal tentacolo molto sottile che fuoriesce tra le sue braccia.
Sono nella zona dove di solito incontro il mio amico Pippo. Lo cerco e dopo poco lo vedo in lontananza. A differenza dei precedenti esemplari, il mio amico si lascia avvicinare e fotografare. Lo vedo confidente, mi avrà riconosciuto e si lascia toccare sulla testa. Decido allora di scattare anche un selfie con lui, ma accorgendomi che sta per uscire dalla sua tana, mi allontano subito per non farlo spaventare e quindi associare la mia presenza al pericolo, così lo lascio in pace e torno verso terra.
Sulla scogliera nel basso fondale, proprio al di sotto dei ristoranti che adesso sono aperti dopo i lavori di ristrutturazione invernale, ci sono dei rifiuti edilizi “freschi freschi”. Mi rendo conto che è la mia è una battaglia persa in partenza, ma non riesco ad abituarmi. Stasera non ho portato con me la cesta a rete e non posso recuperarli. Fortunatamente la tasca della muta è capiente da poter contenere la piccola scarpetta da mare rosa che mi da l’occasione per celebrare la giornata internazionale delle donne. Raccolgo anche un residuo della pesca, un idroide Plumulariidae non ben identificato, ovviamente ho chiesto l’aiuto a casa al mio amico Fabio Russo.
Risalgo e mentre mi svesto si avvicina un signore italo-australiano, Claudio con il quale converso per tutto il tempo necessario per ricomporre le borse. Lo saluto e torno verso casa. Sul parabrezza dell’auto si vede qualche piccolissima goccia di pioggia. Quando arrivo sotto casa devo sbrigarmi, inizia a piovere più intensamente. Salgo su ed inizio a lavare lo scafandro, poi provvedo a sciacquare anche il resto e stendo tutto al vento e alla pioggia che ben presto però termina. Lascio tutto lì fino a domani, sperando che durante la notte non arrivi di nuovo, anche se domani sono previste molte precipitazioni. Vado a dormire felice e soddisfatto, anche stasera il mio mare mi ha premiato anche stasera!