Le mie notti da un mese a questa parte sono molto problematiche, l’assistenza al mio papà convalescente è impegnativa, con piccoli e grandi progressi ma anche alcuni intoppi e lo sarà ancor di più nei prossimi giorni di gennaio quando dopo l’ epifania dovrò tornare a lavorare. Non resta però che farsi forza ed attingere alle “fonti” di benessere psicofisico per poter andare avanti con la necessaria energia.
Urge quindi riuscire a “bagnare” l’anno 2025 con una immersione, anche se l’assenza forzata dalle lezioni di pilates e l’assistenza a mio padre ha messo a dura prova le condizioni di salute della mia schiena. Se tutto procede per il meglio ed il meteo mattutino favorevole regge fino alla serata, col calare delle tenebre vorrei andare a scrutare i fondali del mio posto del cuore, la Marina Grande di Sorrento.
La mattinata trascorre tra le esigenze di accudire al meglio mio padre e sistemare l’enorme mole di abiti, documenti, carte ed oggetti che negli anni si sono accumulati a casa dei miei genitori. Ho rischiato anche la vita un paio di volte in equilibrio precario sullo scaletto di casa Gargiulo. Dopo pranzo finalmente riesco a stendermi sul letto a riposare un poco dopo la notte in assistenza, papà fa lo stesso e alle 16 finalmente arriva mio fratello Arturo a darmi il cambio.
Sistemiamo ancora insieme qualche scatolone poi alle 17 torno a casa. Sono abbastanza “cotto” ma quella di oggi è praticamente l’unica serata utile per andare a mare. C’è anche molto traffico per le strade di Sorrento ma non voglio lasciarmi influenzare. Così, verso le 18, inizio la mia preparazione. In origine doveva venire con me anche Antonio Mario ma è rimasto a passeggio con la moglie in giro per Napoli.
Preparo tutto e scendo a prendere la bombola e la muta dal garage, poi raggiungo il borgo marinaro. Regna una grande calma, vado a parcheggiare l’auto al mio posto preferito ed inizio la vestizione ma quando è il momento di indossare il computer subacqueo non lo trovo nella cesta della fotocamera dove normalmente dovrebbe essere. Vabbè, non è il caso di tornare a casa, sono già completamente vestito, farò senza, mi tratterrò nel basso fondale evitando di sforare con la Deco. Così completo la vestizione e scendo in mare nell’acqua bassissima e limpida.
Un mio amico pescatore mi ha chiesto di controllare l’elica della sua barca e così faccio mentre raggiungo la punta del porticciolo, l’elica è libera da funi, tutto ok. Userò l’orologio della fotocamera per calcolare i tempi, non avendo portato nemmeno l’orologio subacqueo. Mi immergo e scendo lungo il pendio fangoso, vado subito a sinistra perché così sono più a ridosso della scogliera e mi posso mantenere a quote più basse.
Subito incontro una scarpa da running gettata in mare. Recupero una pallina di plastica, un paio di occhiali e mentre effettuo la risalita, un piccolissimo calamaro è attratto dalle luci delle mie lampade. Riesco a scattare qualche foto ma è piccolissimo e fugge via a scatti. Sul fondo c’è un cappello di paglia e lo recupero dopo aver scattato una foto ricordo, poi inizio a raccogliere qualcosa per il mio acquario mediterraneo. Una piccolissima seppia e poi dei giovani Apogon imberbis, oltre ad alcune pietre per completare la struttura rocciosa della vasca.
Raggiungo il WC e poi torno indietro costeggiando la scogliera, incontro qualche pesce serpente ma del mio amico Pippo anche stasera non c’è traccia. Rientro all’interno del porto e recupero un piccolo robot giocattolo poi ripasso in superficie a controllare le barche e a pelo d’acqua ci sono tanti piccoli cefali.
Ad attendermi all’uscita c’è il mio amico Antonio Ferola che avevo allertato, è sceso a fare qualche lancio per insidiare seppie e calamari, ma come sempre mi aiuta nel trasporto del materiale a terra. Arrivo all’auto e scarico la mia attrezzatura, sistemo il materiale raccolto per l’acquario e dopo un selfie ricordo torno a casa.
Non sono ancora le 21 quando rincaso e subito vado a cercare il computer sulla scrivania. Niente! Guardo anche tra le borse più volte mentre metto a sciacquare la fotocamera e l’attrezzatura, sistemo anche il “raccolto” in vasca e poi torno a controllare nel bagagliaio dell’auto. Ancora niente! Allora torno al garage e poi giù a Marina Grande ma la mia ricerca è vana. Maledizione, eppure deve essere da qualche parte caduto nel tragitto tra casa e l’automobile. E’ proprio una disdetta, sarà nel suo nome “PERDIX” e a questo punto penso che cambierò modello!
L’amarezza per lo smarrimento del computer subacqueo mi disturba dal prendere sonno e distrugge completamente l’ebrezza fornitami dall’essere tornato in mare dopo un po’ di tempo e dall’aver raccolto tante “cosine” belle. La fine del 2024 e questo inizio di ’25 non sono proprio il massimo, ma le cose importanti sono altre e quindi mi auguro solo che la salute di mio papà Enrico torni a splendere di nuovo come nel recente passato.